La fotografia qui a fianco (abaixo) pare sia stata censurata, ma salvata da alcuni utenti di Facebook. In ogni caso, qualsiasi sia la provenienza, non sembra essere molto antica e nemmeno il set di un film. Ovvero, è probabile che l’indio preso per il collo da un poliziotto sia veramente in difficoltà e che stesse protestando per qualcosa. Motivi ce ne sono a bizzeffe, non è detto, anche se è probabile, che sia per la diga di Belo Monte.

Foto censurada

Nel frattempo è attesissima a giugno prossimo la riunione di tutti i capi di stato del pianeta a Rio+20. Per chi non lo sapesse il convegno si chiama così poiché il precedente ebbe luogo sempre a Rio de Janeiro nel 1992, esattamente 20 anni fa. Il mondo attende con trepidazione le decisioni che verranno prese qui per il futuro ambientale del pianeta. Speranze e aspettative sono molte, almeno tante quante le perplessità su quello che si riuscirà concretamente a fare.

Trovandomi a Rio sono stato coinvolto involontariamente e marginalmente dai preparativi all’evento (al quale non sarò presente poiché nuovamente in Italia), invitato a una riunione come rappresentante della ONG con la quale lavoro: Para Ti Amizade e Solidariedade, con sede nella favela di Vila Canoas. Obbiettivo dell’incontro stabilire un piano di visita nelle favela della Rocinha e di Vila Canoas. La visita è prevista il 19 giugno per un gruppo composto da circa cento persone tra capi di stato e loro delegati. Più probabile che si tratti di questi ultimi, anche per ragioni di sicurezza, visto che altrimenti, con un paio di bazooka, i narcotrafficanti potrebbero in 30 secondi fare un favore ai terroristi di mezzo mondo. Ma la visita ci sarà, questo è certo. Il problema è che questa visita, essendo pianificata dalla Prefeitura (il Comune) di Rio de Janeiro, presenta alcuni problemi. Un primo corto circuito è dovuta al fatto che chiaramente i delegati delle favelas sono combattuti dal seguente dilemma: fare bella figura mostrando le cose positive che sono state fatte e che sono l’orgoglio di queste difficili comunità o denunciare quello che non è mai stato fatto? Ovvero rifiuti a fiumi, fogne che mancano, violenza e delinquenza, stupri, sparizioni di bambini (40.000 l’anno in tutto il Brasile), persone che vivono accatastate una sull’altra, sempre che abbiano la fortuna di non vivere in tuguri. Tutto questo, in vista di Mondiali e Olimpiadi, i Prefeiti (Sindaci) delle città, incluso Eduardo Paes a Rio, vorrebbero farlo sparire, non tanto per amore dei diritti umani, quanto per non fare una figura barbina con il resto del mondo. Il punto è che per risolvere problemi di questa portata (con 7 milioni di bambini di strada) ci vogliono altro che i Mondiali. Ci vorrebbe una sensibilità a problematiche sociali che il governo brasiliano e le amministrazioni di sicuro non hanno, come dimostra per l’appunto la terribile vicenda della diga di Belo Monte. Già da tempo anche l’autorevole National Geographic pubblica servizi fotografici sul tema e parla di Belo Monte come di una sconfitta di tutta l’umanità. Anche il regista James Cameron si è attivato lo scorso marzo, ma ormai i lavori sono partiti. D’altra parte tutti conoscono i legami che intercorrono tra la Delta costruzioni (che in Brasile fa di tutto) e altre imprese, e i finanziamenti alle campagne elettorali.

Manitestação

Non si capisce con quale faccia il Brasile ospiti un evento come Rio+20. Ma per essere corretto sul piano dell’informazione e non dover sostenere da solo dati che dimostrano quanto sia fallimentare questa impresa ho intervistato un personaggio brasiliano autorevole sul piano dell’attivismo ecologico e sociale: Telma Monteiro. Come si può evincere dal suo ritratto fotografico non ha la barba da comunista che mangia i bambini, non ha i dreadlocks, è semplicemente una signora molto seria che si occupa di pedagogia e problemi socio-ambientali legati in particolar modo alla produzione di energia.

Telma Monteiro (Gent. conc. T. Monteiro)

MV (Mauro Villone): Qual è la situazione attuale del progetto della diga? A che punto sono i lavori?

TM (Telma Monteiro): Belo Monte è già una grande cicatrice che sta sanguinando in Amazzonia. I lavori stanno già avanzando invadendo il letto del rio Xingu e le immagini mostrano alberi interi e frammenti di vegetazione trasportati dalla corrente nel rio torbido, con l’acqua colorata dalla terra rimossa dagli argini.  In questo momento stanno costruendo  le paratie che permetteranno di asciugare una parte del rio per realizzare la diga.  Stanno anche scavando nella roccia per aprire 20 chilometri di canale che servirà per dirottare parte delle acque dello Xingu verso un bacino artificiale.  L’acqua in questo bacino, che contiene decine di sbarramenti all’interno della foresta, farà funzionare le turbine principali.  Questa fase dei lavori è devastante per il fiume poiché interferisce sul suo flusso naturale. È adesso che le grandi scavatrici spostano la terra per costruire una sorta di passaggio all’interno dello Xingu; in questo momento gli alberi sono abbattuti distruggendo l’ambiente con serie conseguenze per la fauna e la flora.  Altra interferenza con l’ambiente è ciò che si dice “bota fora” ossia, tutto il materiale scavato, terra e pietre, deve essere depositato da qualche parte nella regione; il passaggio dei camion e l’inquinamento aumenteranno i rischi per coloro che abitano nelle comunità vicine. In questo momento l’aspetto della Volta Grande do Xingu sta per essere alterato per sempre.

MV: La realizzazione del progetto, che danni realmente causerà alla popolazione all’ambiente?

TM: Le autorità del governo brasiliano dicono che costruire la grande idroelettrica dell’Amazzonia può generare energia pulita e a basso costo. L’energia che sarà generata a Belo Monte non può essere considerata pulita perché mette a rischio di vita popoli indigeni e popolazioni tradizionali, ovvero non indigene, ma qui da secoli,  minaccia la biodiversità e l’ecosistema. È un energia che non può essere considerata rinnovabile perché viola il diritto alla vita di popoli indigeni, popolazioni diverse e la biodiversità. Il tratto di fiume di 100 chilometri chiamato Volta Grande dello Xingu soffrirà con il prosciugarsi delle acque creato da una delle dighe e questo porterà all’estinzione di diverse specie di pesci, impedirà la navigazione alla gente che vive sulle rive e agli indigeni, alla distruzione della foresta lungo gli argini e alla creazione di piccoli laghi di acqua stagnante dove zanzare e larve che portano malattie come il Dengue (una sorta di febbre gialla endemica e piuttosto diffusa in Brasile) e malaria si moltiplicheranno facilmente. L’impatto è già attivo persino da prima dell’avvio dei lavori, con l’aumento di popolazione che cerca opportunità di lavoro, come sta accadendo nella città di Altamira che è già oltre le sue capacità di supporto logistico e accoglienza: non esistono in loco posti di salute adeguati, acqua potabile, mancano letti negli ospedali, le scuole non sono sufficienti, gli affitti sono alti, non c’è più un posto negli hotel, operai di tutto il Brasile sono accampati nelle strade. Poi arriveranno gli effetti della deforestazione, della costruzione dei cantieri, dell’alloggiamento dei lavoratori, delle dighe, degli scavi, della presenza di operai, ci saranno caccia e pesca indiscriminate, violenza, malattie e prostituzione infantile. La terza fase arriverà dopo i lavori,  nello riempimento dei bacini. Libererà metano che contribuirà al riscaldamento globale e, finalmente, dopo l’avvio della centrale, l’impatto socio-ambientale rimarrà per tutta la vita utile della centrale e dopo la sua eventuale disattivazione.

MV: Con la costruzione della centrale sono violati gli accordi di protezione dello Xingu?

TM: Le autorità brasiliane hanno mancato di trasparenza nella decisione di costruire Belo Monte e le popolazioni indigene e costiere, mancando di informazione e indennizzo adeguato, non hanno certo dato il loro consenso. Le udienze pubbliche non sono state sufficienti per mostrare, nero su bianco, qual era la vera faccia del progetto. Sono servite solo a salvare la faccia del governo, e per far sì che l’Ibama(Istituto brasiliano per l’ambiente) e le imprese responsabili dello studio ambientale avessero l’opportunità di “infilare Belo Monte giù nella gola della società” (questa è un’espressione gentile brasiliana, in Italia ne viene in mente un’altra). La costituzione generale del Brasile esige che i popoli indigeni vengano consultati. Tutte le Unità di Conservazione della regione che soffrirà per l’impatto diretto e indiretto di Belo Monte saranno prima o poi interessate, il cambiamento climatico sta già modificando il regime di flusso dei fiumi in Amazzonia. Il parco dello Xingu è a rischio come lo sono molte specie di pesci. Sono state omesse talmente tante verità nel processo di lancio di Belo Monte, che servirebbero vari volumi di un’opera per raccontare come le autorità brasiliane sono state capaci di creare un disastro nella natura che non potrà mai più essere mitigato o compensato. 

MV: Qual è la situazione odierna delle comunità indie?

TM: Si è già mostrato e scritto molto su quello che è l’impatto, secondo studi accreditati, sui popoli indigeni dello Xingu. Il governo brasiliano e i tecnici che hanno dato il via libera a Belo Monte avevano detto che le terre indigene non sarebbero state violate. Questa è una sonora bugia, infatti l’impatto diretto e indiretto interesserà anche le terre indigene. Sia per l’aumento di popolazione migrante, sia per la speculazione immobiliare, sia per l’alterazione del flusso naturale del rio Xingu, sia per la diminuzione di specie di pesci, di fauna, e per tutto il disequilibrio dell’ecosistema della regione. Persino lo stesso rio Amazonas sarà coinvolto, visto che lo Xingu è uno dei suoi principali affluenti, e la sua foce, che si trova dopo il tratto di Volta Grande subirà forti alterazioni che non si conoscono poiché non sono state studiaste a sufficienza né diagnosticate negli studi ambientali.

MV: E qual è la loro posizione in relazione al problema?

TM: Gli indigeni stanno tentando di capire cosa sta succedendo e cosa li minaccia. Il Ministero Pubblico Federale brasiliano, nello svolgere il suo ruolo istituzionale, dovrebbe proteggere le minoranze. Tuttavia il sistema giudiziario brasiliano è fermo su una posizione che favorisce il governo e le grandi imprese, con il pretesto che il Brasile ha bisogno di crescere anche se questo dovesse costare la distruzione dell’Amazzonia e minacciare la cultura dei popoli indigeni. Le etnie dello Xingu vogliono ed esigono che i loro diritti siano rispettati, stanno cercando informazioni per capire realmente quale sarà l’impatto sulla loro vita e cosa realmente non è stato detto loro dalle autorità. Gli studi ambientali sono stati approvati dall’Ibama, organo federale responsabile del via libera a Belo Monte, sotto fortissima pressione politica del governo e delle imprese interessate. (Cioè Dilma e la sua banda e le imprese come la Delta che hanno finanziato la sua campagna e che costruiscono Belo Monte e molte altre cose in Brasile –  N.d.R.).  Il via libera ambientale di Belo Monte non esiste e fu duramente richiesto dalla società durante il processo di avvallamento del progetto, soprattutto per quanto riguarda l’impatto sulle terre indigene. La “Licenza Previa”, che è la prima che abilita la vendita all’asta dell’energia, era contraria al parere dei tecnici e fu concessa per pressioni politiche del governo brasiliano. Furono riscontrate 40 irregolarità nel progetto di Belo Monte e tali irregolarità avrebbero dovuto essere chiarite ben prima dell’inizio dei lavori. 

MV: I benefici in termini di energia, che comunque dal nostro punto di vista non giustificano l’intervento, quanto sono significativi?

TM: Il governo è possessore di Belo Monte per i prossimi 30 anni. Concederà uno sconto del 75% sull’imposta di rendita alle imprese del consorzio costruttore per dieci anni, oltre a tasse e imposte durante la costruzione. Il BNDES, la banca del governo, finanzierà la costruzione di Belo Monte con interessi più bassi di quelli di mercato; con lo sconto sulla IR, l’esenzione dalle imposte e il finanziamento dell’80% di Belo Monte da parte di una banca pubblica, questa energia sarà in realtà molto più costosa di quanto si voglia far credere. Belo Monte costerà così cara e ha tante di quelle incognite sulla quantità di energia che andrà a produrre che la sua costruzione e il suo avviamento sarebbero in realtà da evitare. Persino la stessa Corte dei Conti del Brasile aveva già messo in discussione i dati forniti da funzionari governativi e i costi ambientali e sociali per costruire Belo Monte. Difficile contabilizzare tutti i costi dell’impatto ambientale che distruggerà quella parte dello Xingu e altrettanto contabilizzare quelli delle misure necessarie per porre rimedio agli impatti che minacceranno la sopravvivenza dei popoli indigeni e le popolazioni tradizionali,  come la perdita di opportunità turistiche, della pesca, della cultura, dei legami familiari e sociali. Non sono stati inoltre nemmeno contabilizzati i costi per la contaminazione dei pozzi d’acqua, per la perdita della biodiversità, per la possibilità di gravi inondazioni o siccità che potrebbero alterare per sempre i fiumi della regione e portare alla estinzione di flora e fauna.

MV: Quanto la situazione è influenzata dalla corruzione generale del governo brasiliano?

TM: Dovere dello stato brasiliano sarebbe quello di risolvere le carenze di sanità regionale, istruzione, fognature, acqua potabile, strade, per questo il popolo brasiliano paga tasse molto alte. Nel caso di Belo Monte e di altre grandi idroelettriche in Amazzonia è successo che lo Stato sta passando tale responsabilità alle imprese con l’obbiettivo di ottenere consenso sociale. Quando le imprese si prestano a risolvere queste deficienze, in realtà stanno aggiungendo i loro costi e il cittadino brasiliano si trova a pagare due volte: la prima quando paga le sue imposte incorporate nei prezzi degli alimenti, di elettrodomestici o di altri beni e la seconda quando il governo offre energia più cara per gli interessi degli appaltatori, i quali per ripagarsi di campagne elettorali milionarie fanno accordi con la pubblica amministrazione per costruire scuole, posti di salute, ospedali. Ma alla fine queste sono promesse che non sono nemmeno mantenute e i cittadini della regione di Belo Monte addirittura si ritroveranno ad aver pagato il doppio per qualcosa che non hanno nemmeno ricevuto. Le autorità del settore elettrico brasiliano hanno interesse a facilitare la costruzione di centrali, poiché sono grandi opere fatte da società private associate con le imprese statali, finanziate con denaro pubblico e non sottoposte a ispezioni, controlli e sanzioni. Non c’è trasparenza. Il popolo brasiliano non è minacciato da mancanza di energia, quella non mancherà mai. Il governo brasiliano usa la storia del rischio di blackout per giustificare la costruzione di grandi centrali idroelettriche che saranno importanti solo per le grandi imprese che sfruttano le risorse naturali per esportare prodotti la cui fabbricazione richiede molta energia. La costruzione di grandi dighe sono importanti per le grandi imprese di costruzione e produttori di cemento, che finiscono per finanziare le campagne elettorali. La crescita economica non dipende dalla costruzione di dighe e la società deve partecipare alla scelta del modello di sviluppo approfittando di questo momento di Rio +20: l’utilizzo di energia davvero pulita come quella eolica e quella fotovoltaica. Non c’è bisogno di costruire centrali a carbone, elettriche e diesel, se gli investimenti sono realizzati in manutenzione di linee di trasmissione, che soffrono la perdita del 17%, non serve recuperare vecchi impianti che hanno perso la loro capacità di generare, né di investimenti in programmi di efficienza energetica e di recupero delle dispersioni.

MV: Per quale ragione, secondo te, il governo brasiliano non ha la sensibilità sufficiente ad avere coscienza di questi problemi?

TM: Il governo brasiliano ha sempre saputo quali problemi ci fossero, cosa sarebbe successo e cosa sta succedendo a Belo Monte. Gli operai dei cantieri sono entrati in sciopero proprio lo scorso fine settimana. I salari sono ridicoli, ci sono difficoltà logistiche per gli alloggi, non ci sono trasporti fino ai cantieri, che sono distanti dalle strade e di difficile accesso. In pratica i lavoratori rivendicano condizioni migliori e più umane per lavorare.

MV: Rio + 20 servirà a qualcosa o saranno solo parole?

TM: Se il Brasile pretende di confermarsi come paese leader nell’energia pulita nel convegno di Rio+20, dovrebbe, per cominciare, discutere con i propri partner strategici proposte consistenti su conservazione ed efficienza energetica, decentralizzarne la gestione e riorganizzare il sistema di trasporti coerentemente con questi obbiettivi.  Presentarsi come il depositario della produzione energetica più verde del mondo sarebbe un errore, oltre che una bugia. Un momento come questo è molto favorevole per mostrare al mondo un modello di crescita diverso da quello che sta portando il pianeta a un punto dal quale non sarà più possibile tornare.  Belo Monte è l’esempio principe di come le autorità del governo brasiliano mentono al mondo intero. Il governo ha creato di se un’immagine che, palesemente, non risponde al vero.

MV: Oltre al danno locale sul piano umano ed ecologico la diga sarà un danno anche per la cultura mondiale?

TM: Il Brasile, con la costruzione di Belo Monte è il ritratto della mancanza di cultura. Mancanza di cultura nel cercare uno sviluppo basato su energie alternative che rispettino le risorse naturali dell’Amazzonia e che serva da esempio al resto del mondo. Belo Monte non sembra certo una pentola d’oro, è totalmente irreale il proposito di fornire il Brasile di energia pulita. Il Brasile oggi passa per essere un paese leader in Sud America, ma in realtà non rispetta quelli che sarebbero i veri impegni che gli spettano: soprattutto quello di essere un punto di riferimento internazionale sul tema della sostenibilità.

MV: Cosa fare per diffondere nel mondo la coscienza di quanto sta avvenendo e dello sfruttamento globale (che non riguarda certo solo Belo Monte, ma diverse situazioni in tutto il pianeta)?

TM: ciò che stiamo facendo qui, in questo momento, contrapponendoci alle bugie diffuse dal governo brasiliano. Occorre insistere sul dovere di trasparenza e sull’impegno congiunto delle organizzazioni internazionali che vogliono salvare il pianeta. La situazione attuale a Belo Monte, in Amazzonia, è un cancro che  si diffonderà se non mostriamo la verità.  Dobbiamo demistificare questa immagine di “bravo ragazzo” che il Brasile tenta di far passare per soggiogare il suo popolo e distruggere l’ecosistema.  Una posizione che certo non merita l’approvazione del resto del mondo.

MV: Il FUNAI cosa sta facendo?

TM:  Il Funai (Organizzazione per i popoli indigeni) è un organo dello stato brasiliano e fa quello che gli dicono di fare le alte sfere del governo. Il Funai non è certo strutturato per affrontare tutti i problemi che si stanno presentando, come per esempio la demarcazione delle terre dei popoli indigeni, e non può certo monitorare e controllare la presenza di tutti i progetti devastanti che stanno distruggendo la vita degli indios. Il Funai è ostaggio degli interessi del governo e la sua azione è limitata a semplici mosse burocratiche.

MV: Qual è la reale posizione di Dilma e del Governo?

TM: Dilma è retrograda e sta conducendo il paese verso la totale mancanza di strategie intelligenti. Rivedere la politica energetica adottata negli ultimi 20 anni, sarebbe anche un esercizio degno di una nazione leader che pretende di raggiungere il quinto posto tra le maggiori economie mondiali.  Dati comparativi mostrano che l’energia idroelettrica occupa una posizione secondaria (inclusi i paesi ricchi che hanno già esaurito il loro potenziale di energia idroelettrica), ma il Brasile continua a imporre un modello come Belo Monte, che ignora, per esempio, il cambiamento climatico che già sta modificando il regime delle acque nei fiumi dell’Amazzonia. (Belo Monte, a causa delle secche periodiche sarà utilizzabile solo parte dell’anno – N.d.R.) Presentare un’analisi più completa delle alternative veramente pulite che andrebbe ad integrare impianti idroelettrici esistenti sarebbe un buon esempio di come iniziare una discussione nel Rio+20.

MV: Grazie Telma, hai altre dichiarazioni da fare?

TM: Querido Mauro, acho que já disse tudo (credo di aver detto tutto)!

MV: Obrigado

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